Scena: sempre ieri sera al Pub.
Al nostro tavolo c’era un amico, si chiama Ülrich. Un bel ragazzo, sportivo, alto 2 metri, biondo albino, testa piccola, capelli rasati, collo palestrato, naso tagliente, faccia cattiva, occhio ceruleo ma sprizzante fetenzia. Ora, se uno è seguace del pensiero del Lombroso, per associazione potrebbe sentirsi libero di pensare che Ülrich si è messo in borghese giusto per rispetto del padrone del pub, ma che non vede l’ora di tornare a casa, ri-indossare l’uniforme da SS, quindi andare in giro a incendiare ebrei, bulldozerare edifici ripieni di gente di colore, gridando dal caterpillar: Tu Ebreo/Negro/Non Ariano Tefi Morire Kon Atroce Sofferenze Ja, e finire la serata violentando vecchiette (non ariane) per poi farle sbranare dai dobermann (poverini, devono pur godere qualcosa anche loro).
Ülrich invece è una buonissima persona e di lavoro è un homecare, diciamo una specie di assistente sociale. Va a casa delle vecchiette non per violentarle ma per alimentarle, pulire casa, fare le cose che non possono fare da sole. E di Ülrich in zona ce n’è centomila.
Poi dicono che Lombroso aveva ragione.
Non vorrei fare il saccente, ma è giusto spiegare che Cesare Lombroso, vissuto nel XIX secolo, era quel tipo che sosteneva che in base a determinati tratti caratteristici (o difetti) fisici si poteva stabilire che uno era un criminale. In pratica il Padre del Pregiudizio.
Venerdì siamo andati al party di chiusura di un Pub storico di Copenhagen, l’Erdinger Pub, gestito da decenni dal migliore amico di Tabby e ancor prima dai suoi genitori. Un posto tipico, dove la cucina poteva sfornare le migliori aringhe crude della zona. Ebbene sì, qui si mangiano aringhe crude. Mica sempre, è un piatto tradizionale, ma comunque esiste ed è molto apprezzato.
E le ho assaggiate, non sono male. Roba per uomini veri, ma d’altra parte i Vichinghi non erano mica mezze seghe. Cosa credi che mangiassero nei lunghi mesi di navigazione quando andavano ad esplorare il mondo? I crackers della Weight Watchers?
Vabbè. Tristezza, naturalmente, seppur vagamente mitigata dalla birra agratis offerta dalla casa; eravamo in una cinquantina, e per via di non arrivare corti hanno messo da parte 300 litri di birra. Ma solo per essere sicuri che nessuno rimanesse senza. Noi non siamo abituati a vedere signore in età avanzata camminare con passo incerto e oscillare in preda ai fumi, qui invece in occasioni del genere è normale, non c’è niente di disdicevole o disonorevole. In più nessuno doveva guidare per tornare a casa, quindi tutti davano il loro contributo e facevano a gara per dar fondo ai 300 litri. Erano tutti lieti di partecipare allo sforzo collettivo, e man mano che la cisterna si svuotava erano tutti sempre più felici. Immagino che fosse perché vedevano che gli sforzi stavano portando al successo dell’operazione.
Divago per sottolineare che in italia non ho mai visto gente andare in giro il venerdì e il sabato sera e prendere l’autobus portando con sè casse di birra, chitarre, bonghi, sterei colossali; noi abbiamo la macchina vinavilizzata alle chiappe, e poi siamo supermen, siamo convinti comunque di essere in possesso delle facoltà necessarie per guidarla anche stanchi e bevuti alle 4 di mattina dopo una notte in disco. E’ questo che ci frega. Non per niente qui percentualmente hanno meno della metà di morti per incidenti stradali rispetto a noi. Pochi si azzardano a guidare se non sobri. Primo: perché se per caso ti becca la polizia ti prendono la patente e, nell’ordine: la spezzettano, la buttano a terra, la calpestano, buttano benzina e ci danno fuoco. Poi si girano verso di te e se sono calmi ti fanno decollare in direzione casa con un calcio, se invece sono un po’ irritati ti arrestano. Ma raramente si arriva a questo, infatti di patenti ne incendiano pochissime; semplicemente chi esce ed ha in programma di bersi due birre prende il bus invece che l’auto. Non è considerata una deprivazione mortale, fa sempre parte del rispetto per gli altri.
Tornando a bomba. C’era il solito, classico, freddo porco. Ma è primavera.
Io sono italiano, abituato in questa stagione a temperature diverse, e mi sentivo piuttosto ridicolo. Seduto a un tavolo all’esterno, circondato da gente in T-shirt e pantaloncini corti, vestito come un pirla con felpa, piumino, jeans spessi, e avere freddo comunque. Loro invece eran lì che non facevano neanche una piega. C’è da dire che erano tutti belli carburati, ed infatti ecco spiegata almeno parzialmente la necessità dei 300 litri.
Per affrontare il rigore dell’inverno estivo danese.
Pare che una estensione del Triangolo delle Bermude arrivi fino a Copenhagen.
Questo è un messaggio inviato alle mie sorelle di recente, riguardante un problema alla batteria della macchina, che a distanza di tre mesi e su una macchina diversa, si è ripetuto. Una maledizione. Oppure.. il Triangolo delle Bermude.. (musica di suspence)..
”
ieri dovevamo andare a Faxe (Fakse in danese, ma per meglio adattarsi ai forestieri l’hanno chiamato Faxe) un paese che è stato comprato praticamente dalla fabbrica di birra omonima. Diciamo che Carlsberg e Tuborg sono le prime due, poi c’è Faxe, e si trova anche da noi tra l’altro.
Dovevamo andare lì perché ci abitano i genitori di Tabby, era una cena per il compleanno del babbo di Tabby (Tabbo?). Cena alle 18.30 chiaramente, in perfetto stile danese.
E prima dovevamo passare da Fisketorvet, letteralmente “il mercato del pesce”, un mall sterminato, a comprare il regalo, poi da SuperMarco, il supermercato italiano, a comprare il vino. Ho preso una boccia di chianti, quello con la paglia, del montepulciano e del bardolino chiaretto. I danesi prendono di quelle balle con il vino italiano.. beh d’altra parte non c’hanno gli enzimi.
Comunque.
Io credo che ci sia qualche influsso elettromaggnetico tipo triangolo delle bermude; quando io e Tabby alle 16.57 abbiamo portato le chiappe in macchina non partiva, batteria a zero. Dopo neanche 5 giorni di fermo. Come la Marea (l’altra macchina, NdANT) 3 mesi fa, uguale.
Sceneggiatura dei minuti successivi.
Esterno giorno.
1) scoramento. i 45 minuti per i supermercati e l’ora per il viaggio si stavano rapidamente consumando.
2) scatta un raffazzonato piano B (Tabby sgomma in bici da Fisketorvet, io smonto la batteria e la porto in casa per caricarla, un’ora, meglio che niente).
3) scoramento, un’ora non è abbastanza.
4) piano C (pianifichiamo una spinta).
5) non c’è spazio abbastanza perché ci sono pozzanghere tutt’intorno.
6) scoramento.
7) miracolo: passava di lì un operaione vichingo che gli mancava solo l’elmo e lo spadone, il quale ha portato vicino il suo ford transit a ruote doppiate del 1957 munito di telaio con struttura a ruggine portante, io ho estratto il cavo rosso/nero professionale da camio (10kg senza contare le pinze), mi ha dato una scossarella e la macchinina verde è ripartita.
8) volo da Fisketorvet, Tabby scende dalla macchina in movimento alla Starsky e Hutch (o alla Hazzard.. mmmhh, Daisy Duke..), io proseguo la corsa in derapata verso SuperMarco dove davanti a un supermercato Italiano, in Danimarca, parcheggio all’Americana; acquistando insalata Russa completerei la sequenza multietnica ma rinuncio (non mi piace), prendo il vino, torno a Fisketorvet, carico Daisy Duke e si sgomma verso Faxe.
Totale ritardo 10 minuti, ampiamente calcolato dalla mamma di Tabby che ci conosce abbastanza bene e che pianifica sempre un ampio margine prima di estrarre dal forno il porco in crosta, visto che dopo 10 minuti senza toccarlo diventerebbe una ciofeca.
Non capisco. Forse sono davvero gli influssi elettromaggnetici, forse le nostre batterie sono progettate per vivere nel 100% di umidità costante mentre qui c’è lo 0,01%, come nel Sahara, forse è l’amplificatore del sud-woofer che consuma (ma dovrebbe spegnersi insieme allo stereo) o forse è solo che le batterie di solito durano 3 anni poi crepano e questa ha fatto già i salti mortali dopo 8 anni di indefessa attività. La cambierò, non credo sia una grossa spesa.
Stamattina trallaltro poi è partita che non sembrava neanche lei :)
Ciao
ANT
”
Nota sugli errori grammaticali o le inesattezze:
elettromaggnetico: per dare un tocco più mediterraneo alla parola;
camio: camion in dialetto mantovano;
sud-woofer: perché, parliamoci chiaro, il sub-woofer è un po’ zarro (o tamarro, come preferisci).