‘Il Ponte’, articolo di marzo 2010
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Titolo: Barista, vorrei uno Screening, con ghiaccio
Mi rendo conto che sto andando di nuovo sullo scatologico, prometto che starò più attento dalla prossima volta, ma questa lasciatemela dire, perché nelle mie considerazioni rientra nella categoria delle differenze tra noi e i danesi.
Qualche mese fa abbiamo accennato alla Dolce Euchessina. Che è un lassativo, niente di più e niente di meno. Tuttavia, caro lettore, non so da quanto tempo manchi dall’Italia, ma nelle ultime decadi le cose sono cambiate. Il bisogno di lussi invade anche il mondo della parola e costringe gli esperti di marketing aziendale a fare salti mortali per dare ai prodotti nomi e descrizioni ricercate. E così vai in farmacia a comprare un “Favoritore Metabolico con Effetto Mucosa-Rilassante e Stimolatore Algoritmico di Peristalsi”. Cos’è? Un lassativo. Ma vuoi mettere? La parola lassativo è così demodé, è così retrò. Non vorresti mai che qualcuno ti udisse pronunciarla in pubblico, o peggio davanti a uno che se ne intende: il farmacista.
Tempo addietro c’ero cascato anch’io. Compravo un integratore, un prodotto micidiale che integrava tutte le tue necessità alimentari, tutto quello che non assimilavi attraverso il cibo. Aveva un nome poderoso: “ONE”, abbreviazione di ONE-A-DAY, un nome studiato per colpire l’immaginario. C’era dentro di tutto, vitamine, sali minerali, polisaccaridi vegetali, metalli più o meno preziosi. Non voglio indagare su quello che ONE ha fatto al mio corpo in quel seppur breve periodo, anche se probabilmente il mio corpo -che ragiona meglio di me- tramite canali che non meritano approfondimenti ha espulso il surplus di vitamina B12 e zinchi clandestini non essenziali, il tutto senza usare il Favoritore Metabolico. Più che altro mi piaceva il nome, e non serve Einstein per capire che se si fosse chiamato UNO-AL-GIORNO sarebbe rimasto a fare la muffa sullo scaffale della farmacia.
Nomi magniloquenti, definizioni roboanti, è un argomento che affascina; tuttavia non c’è abbastanza spazio per approfondire, per cui ne parleremo tra qualche mese. Di certo c’è che i nomi di prodotti e servizi sono indiscutibilmente più efficaci se espressi in una lingua misteriosa. E questa lingua arcana, l’inglese, per i danesi a) non è esattamente una cosa enigmatica e b) è una necessità, perché per esprimere certi concetti quelle parole proprio gli mancano. Per noi invece, proprietari di uno dei vocabolari più ricchi del mondo, il fascino dell’impenetrabile mistero è uno dei meccanismi che spingono a rinunciare ai patrii vocaboli. Esempi? Questo articolo l’ho scritto su un Computer che però è anche un “elaboratore”. Perché mi sento meglio dopo uno Screening o un Check-up e non è esattamente la stessa cosa dopo una banale “visita medica”? Con le Notizie Flash ho la netta impressione di risparmiare più tempo che con il “notiziario rapido”, o mi sbaglio? Aprirà prima i battenti un esercizio con la scritta Opening Soon o uno col cartello “prossima apertura”? Una cosa è certa, infine: un Meeting è innegabilmente meno palloso di una “riunione”.
Questa cosa fa riflettere perché, in fin dei conti, che tu compri un Favoritore Metabolico, la Dolce Euchessina, l’esotico Guttalax o un comune lassativo, l’effetto è sempre lo stesso: fanno ca.. ehm, Direttore? Si può dire quella parola su ‘Il Ponte’?