Sempre per ‘Il Ponte’, articolo di settembre.
Post-postato e pre-datato :)
Parlerò di “tak for sidst”: se non sai già cos’è consiglio di leggere prima questo
—
Ai bambini buoni la dolce Euchessina..
“..e a quelli cattivi? Che spingano!” seguito da risate malefiche. Era il tormentone di noi ragazzini, quando ancora un “tormentone” non si sapeva cosa fosse. Come Cesare Ragazzi che si era messo in testa un’idea meravigliosa e prometteva capelli a tutte le palle da biliardo. Come il Metano ti dà una mano o Calimero, il pulcino nero. La Mucca Carolina, con quel ca-ca che allittera così rotondo, che tuttavia per avere i punti necessari per farla tua dovevi comprare un container di Formaggino Mio.
Ora, alzi la mano chi non ha mai fatto propria una delle frasi che seguono; che sia tra amici, in ufficio, in situazioni serie o facete. Non esiste sporco impossibile! Ma chi sono io? Babbo Natale?!. Abbiamo l’esclusiva!. La Coop sei tu, chi può darti di più. L’uomo Del Monte ha detto Sì! Per l’uomo che non deve chiedere… mai! Falqui, basta la parola (e daje coi lassativi). “E che, c’ho scritto Giocondo?!” successivamente variato nel “Jo Condor” della Ferrero, e c’è ancora qualcuno che lo dice sbagliato. “Sempre più in alto…” con Mike Bongiorno per Grappa Bocchino, e anche lì, mamma le allusioni. “Oh, è Lavazza. Più lo mandi giù e più ti tira su” sostituendo Lavazza con la cosa che stai bevendo o mangiando al momento. Il famigerato “Prevenire è meglio che curare”, sarebbe un dentifricio ma io sono sicuro di averlo usato in più di una riunione strategica col mio staff. “Io ce l’ho profumato”, l’alito ovviamente. “E la pancia non c’è più” (anche se è difficile, dopo aver mangiato un container di Formaggino Mio). “Fatto!” “Già fatto?!” dalla pubblicità delle siringhe Pic Indolor, l’uso si spreca tuttora. La RAI col suo “Di tutto. Di più.”. “Potevamo stupirvi con effetti speciali..” usato in più di una occasione, magari al termine di una presentazione, per ristabilire un contatto rilassato con la platea. Ed anche la campagna anti-AIDS “Se lo conosci, lo eviti. Se lo conosci, non ti uccide.” riferibile a qualunque situazione o anche a persone, ad esempio qualcuno con un grave problema di alitosi.
Se dici a un italiano che Pensi Positivo, o che Laura non c’è, se parli di Sapore di Sale o di Watussi e Abbronzatissima, se imprecando invochi la Maremma Maiala, se nomini uno Scarrafone o -per i meno giovani- un Sarchiapone, quello sa cosa intendi.
Ora, il discorso è. Come fai a spiegare queste cose a un danese? Nel sondaggio pubblicato su queste pagine qualche numero fa, appare chiaramente che la grande maggioranza degli italiani è qui per motivi sentimentali. Ed io faccio parte del gruppone, condivido la quotidianità con la mia vichingotta e talvolta mi imbatto in questo problema linguistico.
Ci sono parole o espressioni, che vengono spontanee e naturali, che potrebbero simboleggiare una situazione; sarebbero spontaneamente e naturalmente recepite da qualcuno con il tuo stesso patrimonio; se ti scappa qui invece, in qualche modo le devi spiegare. Se di fronte a una scelta obbligata parli di mangiare minestre o saltare finestre magari si capisce, tuttavia se sentenzi qualcosa tipo “enten så, eller Pomì”, ho i miei serissimi dubbi che funzioni.
Poi ce n’è una tutta da provare: qualcuno ti chiede se il capo che indossi è nuovo; prova a rispondere “nej, vaskede med Perlana”, e goditi con calma il festival delle fronti aggrottate. Ma non fare il bullo: è più o meno quanto era aggrottata la tua, e di sicuro la mia, la prima volta che ti hanno ringraziato senza apparente motivo, con il dubbio lacerante di aver fatto qualcosa che tuttavia non ricordi assolutamente: “tak for sidst”.