Vigilia di Natale, Natale, Santo Stefano; relax (ma non a tavola) nei giorni successivi per prepararsi alle fatiche dell’ultimo; quindi ultimo dell’anno, pranzo di capodanno (solo chi riesce ad alzarsi in tempo), epifania, più tutte le domeniche che ci stanno in mezzo; una maratona estenuante che, grazie a panettoni e zamponi o abbacchi e pastiere a seconda della latitudine, il tutto corollato da intingoli e budini farciti, aggiunge chili di grasso alle nostre già paffute pance.

Qui no.

Qui esiste l’Avvento. Cioè, l’attesa per la nascita di Cristo.

Ora, io personalmente non sono espertissimo di teologia, però so che l’Avvento esiste in tutte le religioni cristiane, ovvero cattolici, ortodossi, anglicani; e luterani, come la maggior parte dei danesi. Ma non sto discutendo di religione, bensì di come questo periodo viene vissuto.

Da noi l’Avvento nel senso religioso della parola è una cosa tranquilla, passa quasi inosservato inghiottiti come siamo dalle tremila cose al giorno da fare, più le additive 500 perché arriva Natale e dobbiamo comprare i regali e prenotare l’abbacchietto.

Quando scrivo che qui “esiste” l’Avvento voglio dire che l’attesa dell’evento è una cosa che investe tutti; anche chi non è propriamente legato alla religione vive e rispetta i tempi dell’Avvento, almeno come una tradizione.

Da un certo punto di vista non è sbagliato: l’attesa è bella in sè; è preparatoria e ti permette di arrivare a Natale pensandoci tutti i giorni: che tu sia credente o meno non arrivi a dire oh cazzo è Natale -dopodomani- per quindi correre a comprare regali litigandoti quell’ultimo pezzo disponibile con l’altro milione di persone che hanno fatto come te, avendo a che fare con commesse, poverine, ormai stanche per il periodo estenuante, in più isterizzate dal Santo Rush Finale, il Fotofinish Della Strenna.

In pratica correre, più del solito. E dimenticarti di cosa è effettivamente Natale.

Essere tutti -ma proprio tutti- in attesa aiuta: significa non avere tante occasioni per dimenticarselo, anche se la tua azienda non ha ancora raggiunto il budget annuale e impazziscono tutti come le formiche di una tana appena calpestata.

Intanto i regali di Natale sono fuori già a novembre, così ci si può programmare in largo anticipo un bel giorno di ferie e andare a comprare regali senza il “patè d’animo” del budget dell’azienda. OK, dovrai aspettare un mese o più prima di consegnarli, ma anche questo fa parte della logica, della tradizione, dello stato d’animo dell’attesa.

Poi c’è questa cosa del 24. Il Natale viene festeggiato il 24, tanto per cominciare. O meglio, tanto per finire. In particolare, l’Avvento parte la quarta domenica prima di Natale, quindi intorno al primo di dicembre. Tutti i giorni di Avvento sono giorni speciali, e le 4 domeniche sono domeniche _molto_ speciali.

Vendono e regalano calendari speciali con i giorni da 1 a 24 e grosse domeniche rosse, per aiutare a ricordare.

Vendono delle serie di candele, 24 pezzi, ognuna con in cima uno sciogliendo numero da 1 a 24, che vanno accese una per giorno. Più, naturalmente, candeloni stile dinamitardo per le domeniche.

Noi abbiamo un alberello di Natale con 4 portacandele, che si suppone debbano essere accese prima una, poi due, poi tre, ed infine quattro quando sei all’ultima domenica. Noi blasfemi, lo confesso, di solito le accendiamo tutte e quattro perché l’alberello è più carino così, tuttavia anche lui è stato pensato in questa logica :)

I bambini ricevono un regalino (piccolo, ma per rendere il giorno speciale) ogni giorno di Avvento. I più grandicelli ricevono un regalo, più sostanzioso, ma solo nelle domeniche.

Nelle scuole, i più piccini hanno dei regali pronti, in numero pari al numero degli scolari nella classe; ed ognuno di loro lo riceverà, al tasso però di una consegna di regalo al giorno; e gli altri, quel giorno, a bocca asciutta. Lo stracciamento di vesti che talvolta opera il piccino quando non è il suo turno fa pure parte di educazione all’attesa. In quest’ottica il più fortunato è quello che lo riceverà per ultimo; anche se ancora non lo sa e talvolta appunto dimostra sonoramente di non essere ancora al corrente :)

Esistono addirittura dei gratta e vinci con 24 caselle da grattare, una per giorno, più una per ogni domenica di Avvento. E c’è una pubblicità dove una bambina nel cuore della notte scende le scale, entra in salotto, cagna il babbo che sta grattando i giorni successivi e gli fa un cenno di disapprovazione.

Lo so che un gratta e vinci di per sè non può essere rappresentativo, ma è per dire che anche la cosa meno spiritualmente legata al Natale fa ordinatamente parte dell’attesa, come tutto il resto.

Poi, dopo il 24, game over. Natale è andato e si volta pagina. Comunque coraggio, al prossimo Natale mancano solo 11 mesi invece che 12!

Non resta che prepararsi alle gradazioni alcooliche del party dell’ultimo dell’anno :)