..che facevano l’amore con la figlia del dottore.
Ma non c’è niente di porno, non è come la filastrocca. C’entra solo il dottore in questa storia.

Già di per sè la gestione del medico non è male.
Hai bisogno, chiami (o mandi una email) e prendi appuntamento dalla efficientissima signorina vichinga. Ti presenti, aspetti dai 5 ai 15 minuti, e il medico ti riceve, fine. Niente code nè salotto obbligato coi forzati che vanno a mettersi in coda con la speranza che oggi almeno il medico non debba uscire per una urgenza. O coi vecchietti da assecondare perché essendo in pensione non hanno niente da fare e vanno a mettersi in sala d’aspetto con la speranza di trovare acciacchi in comune con gli altri astanti ultra-ultra-N-enni e avere finalmente l’alibi per poter inveire in coro contro “il mianto” (amianto), o il catrame “dello sfalto” (asfalto), o le mezze stagioni, o i “conchiuter”, che indubbiamente rovinano tutti.

Dicevo. Mi mancano delle medicine che sono solito prendere.
La procedura normalmente è questa: io telefono o mando una mail, loro inseriscono la ricetta nel sistema (elettronico) che viene recapitata ad una farmacia di mia scelta (potrebbe anche non essere la solita), dove dopo 15-20 minuti posso passare a ritirare i farmaci.

Mi piace questa cosa, se non altro per il meccanismo in sè, per cui all’ambulatorio non vado mai.

Stavolta invece passavo lì davanti, e allora butto dentro la testa.
La vichinga si lamenta che è un po’ che non mi vede (solo da un punto di vista professionale, eh; bbona com’è, magari lo dicesse in un altro senso..) e sostiene che, visto che non c’è tanta gente, il medico vorrebbe vedermi. OK, le sparo un sorriso come se l’avesse detto nell’altro senso e dico: aspetto.
In 15 minuti sono dentro. Mi chiede come va la vita, mi scruta la faccia, mi guarda le orecchie, mi prova la pressione, mi osserva la lingua, mi mira all’occhio con uno strumento luminoso, procede con l’altro, fortunatamente si ferma prima di fare altre ispezioni più invasive, OK, tutto a posto.

Poi mi guarda con aria grave e fa: eh mi sa proprio che dobbiamo fare le analisi del sangue.

Prima che io possa dire OK non le ho mai fatte prima, dimmi in che centro analisi devo andare, in che giorno, a che ora, eccetera, mi ha già laccioemostatizzato, trafitto il braccio ed estratto due campioni.
Protesto, moderatamente, dicendo che ho già fatto colazione; risposta: il sistema si auto-tara sull’orario ed assume le alterazioni dovute a colazione, pranzo o cena. Non posso che tacere, e vedere il terzo campione che si riempie.
Mi tura la falla con un batuffolo di ovatta rigorosamente senza alcool (qui i batteri fetenti muoiono durante l’inverno, pare, e d’estate sono troppo occupati a fare picnic) e mi spedisce fuori senza cerimonie.

Due giorni dopo ricevo una email che dice clicca qui per vedere i risultati (*).
Clicco, i valori sono a posto, noto che i miei leucociti sono vicini al limite superiore ma niente di preoccupante visto che li ho sempre avuti alti, fatto. Stampo, giusto per essere sicuro di averli, visto che il link si autodistruggerà in 5.. 4.. 3.. 2..

Ah, dimenticavo. Il medico, che ovviamente riceve copia dei risultati, mi aveva detto che se per caso c’era qualcosa che voleva approfondire mi avrebbe scritto un’altra email con data e ora in cui andare in ambulatorio.

(*) Nota che comunque il sistema è sicuro e garantisce la tua privacy: nella mail che ricevi sul tuo indirizzo personale c’è un link da visitare che appunto scade dopo pochi giorni e dove per accedere devi immettere un dato che conosci solo tu. Semplice, razionale, efficace.

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OK io vivo qui e a me sembra normale ormai, ma voglio analizzare la cosa facendo una piccola comparazione a livello di burocrazia e di code.

Italia.

Vai dal medico (coda numero 1) per ottenere la ricetta per gli esami.

Levataccia per andare al centro prelievi, (coda numero 2), e di cattivo umore perché non hai neanche avuto la possibilità di bere un doveroso caffè. E sei circondato da gente nella stessa condizione, il che non rende l’esperienza positiva da un punto di vista sociologico. Sorrisi (?) nervosi, dietro ai quali c’è un malcelato sentimento di ostilità tutti-contro-tutti del tipo “ma sti coglioni stanno tutti male? perché cazzo sono venuti proprio stamattina” e cose così. Senza pensare che domani è uguale o forse è peggio.

E’ il tuo turno. La possibilità di trovare un macellaio che ti ravana nella vena durante il prelievo non è trascurabile, in più sono incazzati per la stessa levataccia, che loro poveretti fanno tutti i giorni. “Torni tra una settimana per ritirare i risultati”. Però almeno hai il batuffolo con l’alcool.

Dopo una settimana: coda numero 3, senza contare “dove” devi andare. Specifico meglio: devi andare tu, a prenderteli, e perdere tempo per questo.

Torna dal medico, dovrai pure farteli leggere, i risultati: coda numero 4.

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Ora, è così difficile?

La coda numero 1 non si può eliminare; non è che possono prendere il sangue dal cane del medico.

Ma le altre? Tre code spazzate via. E personale che può essere utilizzato per fare qualcosa di più produttivo, edificante, e meno noioso per loro, che distribuire risultati di esami.

Ah già, il vecchietto che non ha la posta elettronica. E’ il classico granello che inceppa il meccanismo. Che si fa? Ho un’idea! Glielo mandiamo a casa per posta!

Proprio perché è un vecchietto, non vorrai mica metterlo su un treno o un autobus, poi in coda, poi su un treno di nuovo verso casa, per prendere un banale pezzo di carta che un giovane e baldo postino può consegnarti comodamente nella cassetta postale. O no? Costerà di più qualche francobollo o un impiegato a tempo indeterminato allo sportello? (sì lo so che possono essere *migliaia* di francobolli; su questo aspetto commenti, e sono pronto a rispondere :))

E per le comunicazioni del medico nel caso in cui lui ti voglia vedere c’è sempre la vichinga, e il suo telefono.

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Medaglie e Rovesci.

Uno dice beh è il paradiso. Eh no.
La razionalità e la funzionalità stanno alla base di tutto. Questo comporta un costo non trascurabile.
Facciamo finta che stai male, ma non sei in pericolo di vita o non hai i sintomi di chi lo è. Magari ti succede di notte. Un mal di denti da urlo alla “fantozzi al campeggio”, un mal di testa deciso, un mal di pancia da “notte sul vaso”, un’unghia incarnita, un dolore mestruale, mal di quà mal di là, ma niente da far pensare neanche lontanamente che stai morendo. Oppure, peggio.. un certo dolore che ricordi un cugino di un fratello di un amico che lo aveva ed è morto (il giorno dopo, arrotato da una macchina).

Beh? Te-lo-tie-ni.
Puoi rovistare nell’armadietto alla ricerca di qualche residuo non scaduto di pain-killer, di palliativo, leggasi “aspirina”, ma medici di guardia e ambulanze te li scordi. Non provarci neanche ad andare al pronto soccorso: se non rantoli ti spediscono a casa senza neanche guardarti.

Facciamo invece l’esempio che sei in pericolo di vita, o che lo sei potenzialmente, ovvero hai tutti i presupposti per. O semplicemente che in qualche modo è grave e va preso in tempo.
Ambulanza, ospedale, medici a tua disposizione.
Come funziona? Facile. Perché non devono prendersi cura di tutti quelli che hanno l’unghia incarnita o un certo dolore che un cugino di un fratello bla bla.

Il rapporto che gli utenti hanno con il medico, in questi paesi, è quanto di più distante dal rapporto mamma (medico)/figlio piccolo (paziente): in questo modo si fa alla svelta a limitare l’ipocondria. Esempio:
Paziente: AIUTO!
Medico: Stai male?
P: Sì.
M: Sei in pericolo di vita?
P: Sono convinto di sì.
M: Vediamo. cosa senti?
P: Questo e questo e persino questo! Oddio dottore mi aiuti, sto morendo!
M: Capisco. Tuttavia da quel che vedo io no, non stai morendo. Anzi! Arrivederci.
P: …

E’ educativo. Alla fine ti stufi anche tu dei tuoi propri millantati acciacchi e pensi a goderti la vita, altroché :)

Di certo c’è una cosa. Non è un sistema per noi italiani, abituati ad avere il dottore-chioccia che ci prende sotto l’ala e che ci dà l’impressione che qualcuno si prenda cura di noi, scaricandoci dalla responsabilità dei nostri propri malanni; quello stesso qualcuno da incolpare ferocemente poi dopo, quando qualcosa va storto perché tanto avevamo la coscienza a posto ed abbiamo continuato a fare il porco comodo che ci pareva.
Molto spesso è questa la cura stessa: potrebbero darti amorevolmente gocce d’acqua fresca invece della Novalgina, il cosiddetto placebo, e tu italiano già ti senti meglio.

Nessuna meraviglia che il nostro popolo non sia, in genere, soddisfatto del servizio sanitario danese.