Questa non è facile da scrivere, contraddicendo nel suo intimo il titolo stesso del blog.

E’ triste.
Sono tornato in Italia.
La storia con la Foca Danese è terminata, dolorosamente. Certe cose succedono, equilibri apparentemente ferrei si rompono, e ti trovi tutt’a un tratto che il giorno prima è tutto a posto e quello dopo ti manca la terra sotto i piedi.
Altri se ne sarebbero sbattuti, io invece sono una persona troppo emotivamente coinvolta, ed il rapporto simbiotico tra lei e la nazione che mi ha ospitato mi ha letteralmente impedito di continuare a vivere là. Non ce l’avrei fatta.

Fortunatamente nessuna creatura c’è andata di mezzo: le Fochine che avevamo pianificato di fare non sono mai arrivate, e ben venga, per loro soprattutto. Ma anche per me, per non trovarmi nella situazione di un carissimo amico portoghese, arrivato circa nello stesso periodo, che ha avuto un figlio e poi è stato sganciato, e che adesso vive una vita da solo, e da poveretto, pur di poter stare vicino al piccolo quando -con le sue competenze- potrebbe tornare in Portogallo e, nonostante la crisi, fare la bella vita facile.

Sono tornato, e già mi sento un estraneo a casa mia.
I costumi benèfici della vita danese si applicano malamente qui. Giusto per fare un esempio, DEVI avere una macchina. DEVI andare in posta a pagare multe e bollette. DEVI metterti in coda in uffici odorosi di ascella per sbrigare pratiche. DEVI buttare nel cesso il tuo tempo libero pagando in prima persona per una disorganizzazione dolosa e criminale.

E poi.
Là non succedeva che ogni due per tre ci fosse un articolo sul giornale che ti faceva venire il vomito per il modo in cui la tua Nazione viene amministrata. E sono stato buono, perché l’impressione è che l’Italia in questo momento non sia amministrata per niente.
Circa 700 anni fa, Dante immaginava l’incontro, in purgatorio, tra Virgilio e Sordello da Goito; nel suo canto VI, tutto politico, tra le altre cose declamava:

“Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!”

Lo conosco da trent’anni, ma non riesco a togliermi dalla mente quanto attuale sia questo verso, al di là del terzo rigo, che all’epoca era un’allegoria mentre oggi è realtà di tribunale. C’è un cancro, in Italia, ma non sono certo i magistrati.

Ma facciamo i positivi, gli ottimisti. Almeno non devi rivolgerti a Merdos Pizza, visto che hai una più ampia possibilità di scelta.

Era bello vivere in Danimarca, però, cazzo.
Ragazzi, se mi mancherà..