‘Il Ponte’, articolo di Dicembre 2010

Non serve una calcolatrice per contare le sostanze psicotrope legali, ed una di queste è la caffeina. Trattasi di sostanza che può essere somministrata in diverse forme di cui la più comune è il caffè. E qui cari connazionali in espatrio, come direbbe il Grande Bardo, casca l’asino. Infatti si dà il caso che la forma più apprezzata, per noi, sia l’espresso italiano.
Una bella tazzina rovente da ingoiare (il contenuto mi raccomando, non la tazzina) in due sorsi e poi via, verso la prossima avventura. Un botto di energia che ci sveglia/risveglia, o che almeno ci dà questa illusione.
Purtroppo l’espresso italiano, fatto come si deve, si trova in rari posti; e se l’operatore non è italiano, è indispensabile a) non parlare di caffè, bensì di “espresso” e b) dare istruzioni specifiche al caffettaro per non trovarsi una tazzina, sì da espresso, ma colma di brodo. Del prezzo dell’espresso in Danimarca parlerò un’altra volta, non appena la redazione mi avrà dato il nulla osta per usare parolacce su Il Ponte.
Come dicevo, se si vuole un espresso va evitata la parola “caffè”; infatti per i danesi il caffè è quel liquido scuro, percolato fumante ma soprattutto abbondante, al vago sapore di caffè. Generalmente lo classifico come “tè al gusto di caffè”, e datemi torto.
Se uno si aspetta emozioni forti dal caffè danese, temo che resterà deluso. Tuttavia, deve essere un potente aggregante sociale; infatti non ho mai visto nessuno in un locale con una bella brocca da litro, e scolarsela da solo; al contrario, allegre compagnie ad ogni orario -più o meno lavorativo- sì. Volendo infatti pervicacemente insistere sui meriti, non va taciuto che è un bel brodino caldo e confortante che specialmente d’inverno fa piacere, e non stupisce che una brocca possa durare un pomeriggio. D’altra parte non va dimenticato che questo tipo di brodo non è scevro da caffeina, anzi, ce n’è eccome. Per parafrasare una nota pubblicità: il danno, senza il piacere.

Ma non è solo di caffè che volevo parlare. Pochi sanno che un’altra sostanza psicotropa (legale, almeno finché non lo scoprono) è la Pizzoina. Come dalle ricerche del Dott. Simon O.N. Gary, è “(…) contenuta in larga misura in pizze e calzoni (…) è una sostanza che dà dipendenza e assuefazione”.
Ma anche qui le distinzioni sono d’obbligo. Chi ci dice che una Pizza italiana, forgiata in un vero forno a legna come da ferrea tradizione napoletana, contenga la stessa quantità di Pizzoina di una pizza-a-domicilio ananas e kebab forgiata da turchi, cotta in forno elettrico e consegnata a casa con la soprattassa governativa sui semifreddi? O peggio, quelle pizze surgelate di cui i banchi freezer dei supermercati sono ricolmi, prodotta magari da Mastri Surgelatori di pizza a Taiwan: chi mi assicura che non sia stata aggiunta Pizzoina di sintesi? Geneticamente modificata, magari.

Quando qualcuno migra dall’Italia alla Danimarca deve fare i conti con alcune astinenze, di cui le due elencate sopra sono importanti esempi. Se anche accettiamo il modo -spiacevolmente alternativo- di procacciarsi la caffeina, le cose con la Pizzoina diventano più drammatiche. Non è come in Italia, dove è naturale trovare spacciatori di Pizzoina in ogni comune e frazione: qui diventa già difficile identificare uno spacciatore autentico in una intera città; intendo gente seria, che non ti venda Pizzoine tagliate di provenienza turca o cinese.

E, visto che è Natale, mi verrebbe in mente anche un’altra sostanza: la Cappellettina, lo stesso principio attivo dell’Agnolina, la Raviolina e la Tortellina, presente in larga dose in quei manufatti tipici del pranzo del 25 nelle mie zone. Riuscirà il Nostro Eroe ad assumerla in quantità adeguata quest’anno? No perché gli anni scorsi a Natale ho mangiato aringhe crude; e l’autoconvincimento è inutile, il gusto è inappellabilmente diverso. Ricorrere ad analisi microbiologiche ed organolettiche non serve: dalla completa assenza di effetti riconducibili ad astinenza ed assuefazione, sarei pronto a scommettere che nelle aringhe, di sostanze psicotrope, proprio non ce ne sono.

Per niente pentito -semmai orgoglioso- di sentirmi un drogato, auguro a tutti Buon Natale!