Domenica alle 11:00 è venuta Louise. Ovviamente non di punto in bianco! Si è fatta precedere da preavviso qualche giorno prima, in perfetto stile danese. E allora ho chiesto a Tabby cosa dici, preparo qualcosa? Uno snack? Delle tartine? Du spaghi? (e accompagno con il gesto: sollevare il gomito destro finché l’avambraccio sia molto inclinato verticalmente, tenere la mano all’altezza dello stomaco a una decina di cm di distanza dallo stesso, in asse con l’avambraccio, ripiegare tutte le dita eccetto indice e medio che vanno tenuti a V, e roteare ripetutamente la mano lungo l’asse longitudinale dell’avambraccio, raggiungendo il fine corsa da entrambi i lati)

Lei con piena finta indifferenza fa: mah, per caso mi viene in mente, è tanto che non facciamo la pizza.. segue sorriso tirato. Vero, sarà un mese, ma speravo di scamparla più a lungo.

Allora un giorno vado a comprare quello che manca: il lievito, la mozzarella, il Pømì, e la farina nuova che abbiamo scovato: marca “Il Fornaio” che suona tanto italiano, e sottotitolo: “Kompromisløst Italiensk” che vuol dire “(prodotto) Italiano senza Kompromessi” e la K l’ho lasciata perché rafforza il concetto. Costa come la cocaina ma è molto buona, la nostra pizza ha guadagnato decine di punti da quando la usiamo.

Però mi si affaccia un problema: la farcitura.
Io non faccio pizze tonde, tendo a sfruttare tutta la superficie della teglia rettangolare da forno; delle quali tuttavia ne abbiamo solo due, che vanno benissimo per noi ma il sopraggiungere del terzo ingenera delle limitazioni: una delle due teglie deve ospitare una pizza “condivisa”.
Tabby è allergica ai latticini, e la mozzarella una volta portata a temperatura di regime tende dispettosamente a diventare anarchica, disubbidendo in particolare alle regole territoriali, per farla breve sbrodola dove non dovrebbe.
Per cui la pizza condivisa, a logica, dovrebbe essere la mia.
Ma mi oppongo con forza all’idea: è vero che io sono di gusti difficili, ma qui si pone un problema che travalica e diventa una questione etica. Infatti Louise non è italiana, e alla proposizione “pizza con prosciutto e ananas” invece che reagire con:
– “EW”
– “che schifo!”
– “dov’è il water!”
– “come i tedeschi e gli spaghetti con la marmellata!”
– “ehi, perché non aggiungere pure la nutella!”
lei dice:
– “hmm, buona!”

Al momento lei non aveva ancora stabilito i gusti, ma io non volevo correre il rischio che liquami di ananas venissero a contaminare la mia purissima Pizza alla Napoletana con Eccesso di Acciughe, nossignore.
Per cui prendo la decisione: una teglia tutta mia e basta, l’altra contenente numero due pizze, rettangolari, metà superficie ciascuna: una per Tabby e una per Louise.
Per principio di uguaglianza, loro avranno due ulteriori pizze della stessa dimensione, da infornare dopo le prime.

Il pericolo ananas è stato poi scampato, perché entrambe hanno optato per una “normale” pizza peperoni, cipolla, bacon e ragù.

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