Il Danese è una lingua strana. Ne ho già parlato; il ceppo è prevalentemente anglo-germanico, ma tante parole del vocabolario vengono dal latino. Ci sono parole che assomigliano molto a parole inglesi o tedesche e per niente a quelle italiane, e parole che assomigliano molto a parole italiane e per niente a quelle altre. Un minuscolo compendio:

– Inglese
Kan = Can (nel senso del verbo, non di lattina)
Fyret = Fired (licenziato)
ny = new (nuovo) in questo caso non si assomigliano nella scrittura ma nella pronuncia sono as-so-lu-ta-men-te identiche

– Italiano
Otte = Otto (8)
Flaske = Fiasco (bottiglia in generale)
Gratis = Gratis
Cirka = Circa

Da questo ragionamento verrebbe spontaneo pensare che le parole:
– O assomigliano a quelle inglesi/tedesche
– O assomigliano a quelle italiane/latine
– Oppure sono parole a sè stanti come naturalmente ogni lingua ha, come ad esempio omgivelser o hyggeligt; le quali, più che stimolare ragionamenti etimologici, a dispetto del significato assolutamente innocuo (e anche confortevole come nel caso di hyggeligt), stimolano il basso ventre, impedendo ogni ulteriore ragionamento razionale.

Intendo che si tende ad escludere che ci siano trabocchetti, come i “falsi amici” in inglese tipo “cold” che vuol dire “freddo” e non “caldo”, oppure “dent” che vuol dire “ammaccatura” e non “dente”. Non so se mi sono spiegato.
In pratica: sembra tutto chiaro!

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Andando in giro per Copenhagen ci sono, come in tutto il resto del mondo, i cartelli pubblicitari che reclamizzano i nuovi film in uscita.

Diversi film sono di produzione danese e quindi non esattamente conosciuti: se vedessi un cartellone che parla di Mission Impossible col faccione di Tommaso Crociera capirei di cosa si tratta; ma per i film danesi, anche avendo a disposizione l’immagine, il titolo e gli attori, non riesco comunque a capire il genere.

Ne vedo uno.
Gente seria nell’immagine.
Dimènticati di capire il significato del titolo.
Gli attori hanno nomi che in confronto “Olaf il Vichingo” sembra che venga dalla Valtrompia.

Dopo il titolo però c’è una scritta: –>”I Biograferne”<–.

Sembra un sottotitolo, tipo titolo: “Giulietta e Romeo” sottotitolo: “Una Storia d’Amore”, non so se mi spiego. Bello, una cosa che ti prende dentro.

Fantastico, dico, non ho capito un cazzo del resto ma ho un indizio: è un film biografico.

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Due settimane dopo vedo un altro film reclamizzato: come al solito attori e titolo ignoti, ma anche qui gente seria nell’immagine, aria drammatica, e di nuovo sotto il titolo la scritta “I Biograferne”.

Sono così certo della mia supposizione linguistica che parto con delle considerazioni e dico azzo però sti danesi, appassionati di biografie; sembrano oltretutto film introspettivi tipo Allen, Bergman; bella cosa che il cinema danese produca tante pellicole di questo tipo; indice di profondità dei registi ma anche del pubblico; e il fatto che li proiettino nei multisala indica che ci va tanta gente, bravi!

E parto per la tangente con delle considerazioni sociologiche, come al solito. D’altra parte la laurea ad honorem in sociologia dovrebbe essere in arrivo, per cui i miei sforzi sono giustificati.

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Dopo una settimana esce un altro film, altri cartelloni. Dal titolo ancora nessun indizio, ma l’immagine parla chiaro: è un film del genere idiotello, non so, tipo “vacanze di natale” (con buona pace di quelli che si fanno due ore di coda in cinema gremiti e odorosi di ascella per vederlo ogni anno).

Sotto il titolo c’è scritto di nuovo, decisamente più grosso stavolta, “I Biograferne”.

Dunque: Bergman non sembra proprio; e l’umorismo di Allen è lontano anni luce.
Le mie convinzioni linguistiche stavolta cominciano a vacillare, e pur rifiutandomi di lasciare che vacillino anche tutte quelle belle-e-ordinate considerazioni sociologiche di cui sopra, mi decido.

Mi decido a chiedere cosa vuol dire.

E scopro l’orrenda verità: vuol dire, banalmente, ottusamente, fottutamente: “Nei Cinema”.

Ma va a caghèr..