Considerando la grandezza media di ogni gruppo famigliare, si può tranquillamente stimare che a Copenhagen ci sia poco meno di un milione di unità abitative. Noi stiamo cercando casa e ne abbiamo trovata una di recente che soddisfa le nostre esigenze a fronte di un prezzo abbordabile.

Quella che segue è parte della risposta a una mail di mia sorella:

>  Come state? Lavorate tanto? E la casa, novità?! Il babbo di Tabby si è ripreso dallo shock di dovervi prestare 400.000 € !!!

(nota: Tabby lavora in un Kindergarten, se per caso era sfuggito)
Mah sì, bene, Tabby tiene i Pampini fuori tutto il giorno, dopo averli immersi nella botte di grasso di balena tenendoli per il tallone come Achille, ed infatti moriranno tutti di tumore alla pelle del calcagno. Poi ogni tanto mi torna a casa strinata perché si è dimenticata la crema in qualche regione di pelle o perché nel pulire vomitini lava via anche la sua crema e dimentica di “rimetterla” (e sì che si sta parlando di vomitini.. ma in danese il gioco di parole non funziona, forse è per quello).

Io lavoro molto, sono spesso fuori a piedi e in bici e sto perdendo peso, come da copione; credo che la differenza tra inizio e fine estate sia di una decina di chili, tutto sommato; e non è che -solo perché è estate- mangio solo verdurine, anzi, ho del bel bacon in scadenza, credo che i prossimi giorni sarà Karbonara-fest ;)

(nota: trovata la casa, Tabby scrive un SMS a suo papà raccontando la novità e dicendogli che ci servono 300.000 corone, tuttavia nella eccitazione le scappa uno zero in più per cui diventano tre milioni di corone, circa 400.000 euro)

Il Tabbo oltre a non essersi ripreso, sta molto peggio adesso: prima, quando erano 400mila euro, poteva essere solo uno scherzo, ma una volta chiarito l’equivoco che sono solo 40.000, teme di doverceli prestare davvero!

Per la casa era tutto fermo e stagnante fino a ieri, quando è emersa una grossa novità. Tabby deve andare al matrimonio di una ex collega, e ha chiamato al telefono un’altra ex (Monica, o più probabilmente Monika) per mettersi d’accordo sul regalo (2 minuti scarsi) e finire raccontandosi nei particolari gli ultimi mesi di vita (30+ minuti), tra cui è compreso il discorso della casa sul quale inevitabilmente scivolano. Ecco la trascrizione, più o meno accurata:

Tabby: eh sì, abbiamo trovato una casa, per noi è bellissima, molto più ampia, e perfetta per le nostre esigenze

Monika: ah figo, magari c’è posto anche per un Baby Seal! (nota: Piccola Foca, è l’appellativo con cui chiamiamo l’eventuale nostro bambino, che sto cercando di schivare come Clint Eastwood schiva i proiettili calibro 45 nei western)

Tabby: sì sì, quello è uno dei motivi per cui cercavamo di traslocare! Ci sono due stanze grandi a pianterreno: cucina e salotto; poi nonostante sia un appartamento, è su due piani: c’è una scala che porta a un seminterrato molto grande semiabitabile, ci stanno due stanze da letto, ognuna grande il doppio di quella che abbiamo adesso, e avanzano pure camere per le altre cose

Monika: bene, bene, e quindi ci stanno anche tutti i vostri computer!

Tabby: eh per forza. E poi c’è una cosa che ad Antonio piace molto: il giardinetto privato, dove fare il barbecue; c’è posto abbastanza per mettercene uno robusto, per cuocere la carne con la pietra come fa suo papà

Monika: ah davvero? bello ma.. giardinetto? barbecue? mi ricorda qualcosa..

Tabby: sì, è un piccolo giardino davanti all’ingresso della casa e, siccome dà sulla strada, proprio tramite il giardino c’è l’ingresso privato!

Monika: senti maaaa.. dove hai detto che era?

Tabby: in Vattelapescasvej, numero duecento e qualcosa

Monika: duecento e?

Tabby: duecento e non mi ricordo

Monika: hmm.. non è che per caso il soggiorno è dipinto di azzurro?

Tabby: sì, come fai a saperlo? Infatti, la prima cosa che faremo è ritinteggiare, perché lo sai che l’azzurro mi fa cag..

Monika: ..click..

Monika: (telefona a suo marito) THOMAS! NON VENDERE LA CASA A NESSUNO, CHE LA VUOLE COMPRARE TABITHA!

E così risulta che la casa è loro; c’era stato qualcuno che aveva fatto un’offerta al ribasso, loro stavano per venderla lo stesso, e quell’idiota del real estate (che stava mediando la compravendita) non ci ha detto niente.
La prima cosa che ha fatto Thomas, che dall’incazzatura gli fumavano i peli delle orecchie che non ha (i peli, non le orecchie), è stata di chiamarlo, dirgli diversi aggettivi e qualche sostantivo (“coglione”, credo sia un sostantivo), chiedergli perché cazzo tiene all’oscuro i potenziali clienti, perché stracazzo non tiene informato lui sui potenziali clienti soprattutto se sono disposti a pagare il prezzo esposto, e mettere in chiaro che la casa la vende a chi vuole lui, chiudendo la telefonata con l’equivalente danese di “vaffanculo stronzo” che credo che suoni ruvido uguale ma con le K al posto delle C.

Certo che, come si diceva, qual’è la probabilità -su un milione di case- che quella di cui ti innamori sia di una ex-collega?