Qualche giorno fa siamo stati al compleanno del Tabbo (il babbo di Tabby).

E chi l’ha detto che i compleanni per bambini devono essere festeggiati di pomeriggio e quelli per adulti di sera? Infatti ci siamo incontrati a colazione. Non credo che il titolo lasciasse dubbi in proposito. E non “colazione” come certi nobili o parvenu chiamano il pranzo: proprio colazione colazione, “breakfast” se preferisci.

Alle 10 in punto, tutti a tavola.

Sappiamo tutti che gli inglesi la mattina mangiano il bacon, e vomitiamo se ci pensiamo a colazione, mentre affondiamo i denti in un bel bombolone farcito di crema, con una quantità di zucchero totale bastante per una decina di giorni. E domani ovviamente ne mangeremo un altro, tanto per metterci avanti.

Beh gli inglesi sono dei dilettanti.

Tra frittatine e uova strapazzate, salami prosciutti salsicce wurstel, salmone ed altre delizie, il bacon alla danese (ovvero pancetta affumicata fritta nel suo stesso grasso) tutto sommato faceva la parte del cibo dietetico. Ma non è finita, anzi, non è nemmeno iniziata. Non è che il cibo si mangia così. Sulla tavola figuravano piatti sontuosi con fette di pane tiepido sulle quali spalmare un dito di burro salato, al quale attingevi da uno dei tre mattoni sparsi sulla tavola (giusto perché fosse comodo raggiungerli). Il pane e burro era la base sulla quale appoggiare il resto. La quantità di Colesterolo implicata in tutta l’operazione ha fatto sì che venisse riservato un posto a tavola anche per lui, caso mai vista la massa prendesse coscienza di sè e volesse partecipare al festeggiamento.

Brocche da litro emmezzo di caffè si alternavano instancabilmente dalla cucina alla tavola, dove la macchina per il caffè danese gridava vendetta, mostrava il certificato che era stata costruita per produrre non più di 10 litri di caffè al giorno, e prometteva di marcare visita alla prima occasione.

E’ tradizione, a colazione, bersi anche un bicchierino di Gammel Dansk, che è una specie di amaro Petrus da non sorseggiare ma da buttare giù così, col motto “quello che resta, va sulla testa”. Quindi è meglio che nel bicchierino non ne resti. Non so che reazione chimica facciano burro, pancetta e Gammel Dansk, ma sicuramente appena passata la fase esplosiva della reazione ti senti pronto a ricominciare.

Per rispetto verso lo straniero (io) mi hanno esibito anche un piatto con delle brioches, o croissant, come vuoi chiamarli. Che non sono esattamente come i nostri. Sono un po’ salati pure questi, caso mai uno volesse tagliarli a metà, spalmarci del burro e aggiungere una fetta di salame o tre.

Mi stavo rimpinzando col resto e proprio delle brioches non me ne poteva fregare di meno, tuttavia non ho rifiutato sdegnosamente; semplicemente con la bocca piena e malcelando frammenti di pancetta nelle fauci ho detto di lasciarle lì che le avrei esaminate più tardi. Fanculo le brioches, pane e burro e tutto il resto erano troppo appetitosi per occupare spazio prezioso con un croissant.

Alle 11 circa pare che la frenesia del cibo sia finita. Pance rotonde denunziano la ormai limitata capacità ricettiva di qualunque cibo in qualunque forma. Neanche il Gammel Dansk poteva molto, a quel punto.

Tuttavia, il cibo accatastato lascia spazi liberi per qualcosa d’altro che riesca ad intrufolarsi negli interstizi. Tipicamente, un liquido.

Credo di aver scritto, in precedenza, che i genitori di Tabby abitano a Fakse (Faxe) che non è un omonimo del posto dove fanno la birra Faxe, no no, è _precisamente_ il posto dove fanno la birra Faxe. E dove, per il consumo nei luoghi limitrofi, ti sparano una bella birra senza conservanti che non ha niente a che vedere con quella che compri al supermercato, quella con scadenza 2012.

Ed ecco che alle 11.15 arriva la prima partita di birra ghiacciata sulla tavola. E non cala. Non perché la gente non la beva, ma perché la scorta viene costantemente rinfrescata.

Segue passeggiata di rito in giardino dove movimento, bollicine della birra e Gammel Dansk più fermentazioni varie hanno la possibilità di esprimersi al meglio, e tu hai la possibilità di essere all’aperto, che in certe circostanze è una gran cosa :)

Ore 13.30. Casomai ci fosse qualche budellino vuoto, arriva il pranzo. Oggettivamente avrei avuto spazio in tasca, nel marsupio, nello zainetto, ma non dentro di me. Ma il cibo era eccezionale e poi non puoi rifiutarti. Altra birra in arrivo. Scatta l’invidia nei confronti dei criceti.

Si sopravvive così fino a metà pomeriggio, quando decidiamo di congedarci.

Prima di andare mi lamento col babbo di Tabby per il fatto di non averci invitato a restare a cena. Proferisce inequivocabili parole di sfida. Non raccolgo e ci defiliamo prima che concretizzi le minacce infilando nel forno un arrosto di porco in crosta con patata letale.

Per la cronaca, il cibo nei due giorni successivi è stato opzionale.