Sun 27 Apr 2008
Noi italiani qui abbiamo la vita facile sotto questo punto di vista.
Sarà la sindrome da “famolo strano”, sarà il fascino dell’esotico, sarà che le femmine danesi sono stanche dei maschi danesi e viceversa, in ogni caso noi mediterraneoni rubizzi, che comunque essendo italiani (e quindi nella UE) diamo l’impressione di essere appena più civilizzati rispetto al resto del bacino, riscuotiamo un discreto successo.
Tuttavia.
Per dare una mano alla buona sorte, è necessario avere il Kit. Il Kit non è una cosa che si compra, almeno non tutto. Ma per le cose che non puoi comprare, non è che se non ci nasci non puoi averlo: basta applicarsi.
Il Kit comprende:
1. Come già detto, saper cucinare italiano. Se non sai cucinare italiano, o se non sai neanche la differenza tra i due lati di una padella, corri ad iscriverti a un corso. Nel frattempo ti posso anticipare che il cibo va messo nella parte concava, perché se lo metti dall’altra tende dispettosamente a scivolare fuori.
2. Lo sguardo trombino. Anche questa è una cosa che si impara. Anche il più indolente occhio da pesce lesso lo può apprendere, è solo questione di disciplina e allenamento.
3. L’atteggiamento lievemente smarrito. La signorina danese non è, in genere, un pesciolino che tu metti l’amo e quella abbocca. Queste sono donne strutturalmente cazzute, autonome, che non hanno bisogno della protezione e sicurezza garantita dalla Agenzia Italian Stallion Inc. ove il maschio con voce stentorea proferisce “vieni, piccola, proprio qui, sotto la mia ala”. No No. Sbagliato. Sono abbastanza autonome da proteggerti loro invece, tu povero extra-unione-di-Kalmar bisognoso di ambientamento e conforto. Da qui la necessità di apparire lievemente, leggermente, moderatamente smarrito. E ci tengo a sottolineare gli ultimi aggettivi: lievemente, moderatamente, eccetera. Se ti metti a cantare “Mamma son tanto felice perché ritorni da me” o “Paese mio che stai sulla collina..” con lacrimone all’occhio, l’effetto viene vanificato perché vieni classificato come “boccia persa”.
4. L’aspetto pianificatamente e subdolamente trasandato. Barba di due giorni. Per precisare, trovare un maschio danese barbuto è difficile. Non perché si radano come pazzi tre volte al giorno, bensì perché la barba non c’è proprio, oppure è rappresentata da tre peli biondi facilmente estirpabili con pinzetta. I danesi con la barba vengono tutti assunti al Museo di Scienze Naturali, qualunque sia la loro preparazione professionale. Ogni tanto ne scompare qualcuno, e lo vieni a sapere solo perché mettono un nuovo annuncio di assunzione. Il dipendente mancante viene talvolta riconosciuto dai discendenti, decadi dopo, in una teca di qualche museo nell’altro emisfero sotto la voce di “danese con barba” e “non toccare per favore perché l’abbiamo pagato parecchio”. Per tornare a noi, la barba volutamente trascurata ha un bell’effetto. Ah per precisare: le altre cose sullo stile che “l’omo ha da puzzà” non vanno bene invece. Belli profumatini, belli vestitini (ma senza cravatta), tutti carini e sistematini. E barba di due giorni.
5. Romanticismo. Eh se i danesi maschi in generale sapessero essere galanti e romantici come lo siamo noi probabilmente i vichinghi avrebbero cambiato il corso della storia ben più di quanto non abbiano fatto in realtà. Certe volte mi ricordano il film “Balle Spaziali”, la terza versione del matrimonio: “Lo vuoi?” “Sì”. “La vuoi?” “Sì”. “Bene, sposati, bacio!”. Poco spazio per il romanticismo, il corteggiamento, mostrare le piume della coda: “sò un vichingo, te piaggio?” “Se!” “Annamo a letto allora và”. Noi ci lavoriamo di più, e a loro piace.
6. Programmi a breve. Romantici sì, ma parlare già della casa rosa di fronte al mare al tramonto con tante stanze per tanti bambini fa l’effetto bagno in mare in maggio su zona inguine di rappresentante maschile della specie umana. Leggasi: ritirata. Programmi a breve termine, volontà di costruire qualcosa va bene, dà più serietà che non il “si tromba stasera poi ciao”. Ma eccedere no.
7. Infine, la cosa più importante (dopo il punto 1), e questa è una delle cose che si possono comprare. Allora, non importa quale supporto usi per portarti in giro la musica: il car stereo con sud-woofer o il mega-radiolone da spalla o l’ipod o i surrogati di ipod marca Pakistan Electronics. DEVI avere con te Eros Ramazzotti e sciorinarlo appena possibile. La passione che lega la donna danese ad Eros Ramazzotti è qualcosa di insondabile. Io non sono il più sfegatato dei suoi fan; mi piace, ma la mia cultura musicale mi porta a considerarlo più un easy-listening che un reale, genuino, e rinnovato piacere ad ogni ascolto. Ebbene, qui se senti per radio una canzone straniera (non in inglese) 90% è di Eros Ramazzotti. Perfino gli uomini quando sentono alla radio una sua canzone corrono da me e mi dicono “ti prego dimmi cosa dice il testo”; e siccome per le ragioni succitate non conosco a memoria i testi, mi trovo in difficoltà.
In ogni caso: non capiscono cosa dice il testo; non sanno pronunciare il suo nome; non conoscono gli altri tesori della musica italiana; si tratta di canzoni piacevoli, ma come ce ne sono tante altre nel panorama musicale mondiale; eppure.. eppure si sciolgono come iceberg teletrasportati per sbaglio nel mar delle Antille.
Facciamo una cosa: in cambio dell’informazione che il punto 7 funziona, qualcuno mi spiega perché? Io non posso più fare ricerche poiché mi hanno finalmente consegnato la laurea ad honorem in sociologia, a patto che non svolgessi più nessuna indagine.
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PS per Eros, nel caso passi qui sul blog. Eros, come minimo mi devi una cena. C’è una collega di Tabby che ti adora alla follia (e, come detto, non è l’unica) e mi ha chiesto di tradurle alcuni testi. Tuttavia era riluttante, perché aveva timore di scoprire l’orrida verità.
Infatti nella tua “Se bastasse una canzone” c’è quella parola, “canzone” che assomiglia dannatamente a “calzone”, che i danesi -grazie anche a Merdos Pizza (vedi articolo in archivio, gennaio 2007)- sanno benissimo cos’è.
Ebbene, mi ha confessato che ci ha messo tanto tempo prima di chiedermi la traduzione. Perché? Perché aveva una paura tremenda di scoprire che la tua canzone parlava di pizza, facendo così crollare il castello di esotico romanticismo che le tue parole in gran parte sconosciute trasmettevano. Se lo avesse traumaticamente appreso, avrebbe gettato i CD e smesso di ascoltarti. Ed invece ti ho salvato le chiappe, e lei e le sue amiche continueranno tranquille ed imperterrite a comprare i tuoi CD. No perché qui i CD si comprano, non si fanno copie pirata ;)
Che dici, non me la merito una cena? Chiamami, ti farò sapere il posto :)
2 Responses to “Kit Trombino per italiani in Danimarca”
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April 28th, 2008 at 10:20
uhm ant, i cd qui si comprano… ma the pirate bay e’ una realta’ nordica da non trascurare. ok e’ in svezia e magari facendo questo accostamento offendo la danimarca tutta ma come la mettiamo sta cosa?
May 15th, 2008 at 10:32
Ciao Doc!
Mi hai beccato in flagrante ignoranza! Non sapevo che TPB fosse svedese e la mia idiosincrasia a scaricare non aiuta.
Ma diciamo che se è vero che uno dei più grossi torrent tracker è scandinavo, è anche vero che nella giusta logica la cosa funziona, e non mmi stupisce quindi che sia nata qui: scarico un cd;
– non mi piace, non lo ascolterei ugualmente e tanto vale cancellarlo;
– mi piace, lo compro.
E’ così che dovrebbe funzionare :)
E devo dire che tante persone che conosco qui fanno così, e tra l’altro se chiedi un cd in prestito per copiarlo ti guardano male.
Se invece parli di copie di software, leggasi windows, sono felici se possono copiarlo, perché non è in una logica democratica che tu debba pagare per poter utilizzare un computer che hai già pagato. Non so se mi spiego, la differenza è sottile ma c’è. Ti ricordi le tre fasi dell’informatizzazione di massa, vero?
Prima fase: paghi l’hardware.
Seconda fase: paghi il software.
Terza fase: paghi i servizi.
Loro ragionano già avanti, per loro la terza fase è scontata, mentre in qualche posto del mondo c’è ancora qualcuno che si ostina a farti pagare un software, che guarda caso è quello che usano tutti e guai se non ce l’hai.
E’ un po’ semplicistica, ma tu non vuoi che io scriva un trattato, vero? :)
Ciao :)